Amintore Galli
Musicista
Musicista, critico musicale e giornalista, fu direttore della scuola di musica e della banda musicale di Finale dal 1871 al 1873. Pur restando nella nostra città per non moltissimo tempo, ha lasciato un ricordo indelebile, cominciando da qui una carriera importante, tanto che la città di Rimini, dove morì, gli ha intitolato nel 1947 il proprio Teatro Comunale. La fama che ha saputo conquistarsi è dovuta principalmente alla sua attività di giornalista e critico musicale presso la casa editrice Sonzogno e per aver fornito, forse suo malgrado, la propria musica all’Inno dei Lavoratori scritto da Filippo Turati.
Il Dizionario Biografico degli Italiani Treccani, indica i natali di Galli nella cittadina di Talamello, nel Montefeltro, il 12 ottobre del 1845. Non la pensano così, però, a Perticara, oggi frazione del Comune di Novafeltria, ma all’epoca della nascita di Galli, in effetti, frazione di Talamello. «Il piccolo Amintore – si legge sul sito internet della Pro Loco di Perticara – fu battezzato a Talamello che al tempo poteva fregiarsi di avere la fonte battesimale, cosa che a Perticara non esisteva». A stabilire che l’effettivo luogo di nascita è Perticara e non Talamello è l’atto n. 593, redatto dall’Arciprete Francesco Tomasetti, parroco di Talamello il 12 ottobre 1845 e conservato presso gli archivi di quella parrocchia.
Amintore cominciò gli studi musicali con lo zio Pio Galli, direttore della banda di Talamello. Terminato il ginnasio a Rimini, si trasferì a Milano dove completò gli studi musicali presso il Conservatorio. Qui entrò in contatto con l’ambiente artistico della Scapigliatura (movimento artistico e letterario della seconda metà del XIX secolo, che ripudiava la tradizione e ricercava un’originalità estrema) e conobbe Arrigo Boito, con cui visse nel 1866 l’esperienza di volontario garibaldino. L’anno successivo si diplomò al Conservatorio di Milano, ottenendo il gran premio di composizione con l’oratorio profano “Espiazione” e iniziò l’attività lavorativa come direttore di banda ad Amelia, in provincia di Terni.
A Finale arrivò nel 1871 e diresse l’istituto musicale e la banda della Guardia Nazionale fino al 1873. Nella nostra città furono eseguite quattro sue riduzioni per banda di composizioni di grandi maestri e il nuovo Oratorio “Cristo al Golgota”. Scrisse numerose musiche, buona parte delle quali sono ancora conservate in un fondo dell’Archivio Storico Comunale “Cesare Frassoni”.
Riguardo la permanenza e il lavoro svolto da Galli nella città, riportiamo brani di un articolo del periodico finalese “L’Educatore” n. 30 dell’11 maggio 1873, intitolato “Nostro Istituto Comunale di Musica”, da cui traspare la figura e lo spessore del maestro. «Gli è con animo pieno di verace compiacenza - si legge nell’articolo - che registriamo l’esito luminosissimo sortito dal primo publico e solenne esperimento dato dagli Alunni del nostro Istituto Musicale, la sera del 4 corrente nel Civico Teatro. (…) L’indirizzo artistico dato agli studi dal Maestro Amintore Galli fu trovato corrispondente appieno al grado eminente cui pervenne l’Arte Musicale odierna. Ciò venne constatato mercè il Sistema Didattico addittato dal Galli, dall’esame degli Alunni a lui direttamente affidati, e dal successo dell’esperimento. (…) l’Istituto Musicale Comunale non mancherà di vita e vigoria, sempre quando vi sia a capo persona egregia, e distinta come Amintore Galli, dal quale ci ripromettiamo buoni allievi da compensare le spese non lievi che incontra il nostro Municipio, per alimentare un tale Istituto. Ci asteniamo poi di far speciale elogio di Galli, sapendo che gli basta la coscienza d’aver fatto il proprio dovere, e non essere mai venuto meno alla giusta aspettativa in lui riposta per un così nobile e difficile incarico affidatogli».
Finale fu solo una tappa della carriera di Galli, carriera che si sviluppò, a partire dal 1874, principalmente a Milano, sostenuto e incoraggiato dall’editore Edoardo Sonzogno, al fianco del quale contribuì alla creazione (e divenne direttore) dello Stabilimento musicale che integrava l’attività della casa editrice (per il cui giornale “Il Secolo” era già da tempo critico musicale).
Fu proprio Galli a mettere in pratica una linea editoriale che si differenziava da quella dei concorrenti, in particolare da Ricordi. Vennero ideate e realizzate collane a prezzi popolari, come “La musica per tutti” e “Il teatro musicale giocoso” che proponevano riduzioni per canto e pianoforte di opere celebri (la prima fu “Il Barbiere di Siviglia” di Gioacchino Rossini, messa in vendita a una lira). Per molte di queste opere fu lo stesso Galli a realizzare le riduzioni e a scrivere prefazioni storiche e analitiche.
Diresse anche periodici strettamente collegati all’attività della Sonzogno, come il “Teatro illustrato” (1882-92) e “Musica popolare” (1882-85). Per incrementare il repertorio italiano – proprio attraverso il “Teatro illustrato” – furono banditi i concorsi Sonzogno, di cui Galli fu commissario, insieme con altri nomi di spicco, tra cui Amilcare Ponchielli. Nella seconda edizione del concorso (1889) trionfò la “Cavalleria rusticana” di Pietro Mascagni, al quale Galli rimase poi legato da profonda amicizia.
Nel 1878 Galli era stato chiamato al Conservatorio di Milano per sostituire il maestro Mazzucato negli insegnamenti di contrappunto e storia ed estetica della musica. Tra i suoi allievi più celebri Giacomo Puccini, Ruggero Leoncavallo e lo stesso Mascagni. Nel 1903 lasciò l’insegnamento al Conservatorio e l’anno successivo si dimise dalla direzione di Casa Sonzogno.
Nel 1914 si ritirò nella sua Rimini dove morì l’8 dicembre 1919.
Una parte della sua fama è dovuta alle musiche che ha composto per l’Inno dei Lavoratori, il cui testo fu scritto da Filippo Turati. Anche se nella prima versione pubblicata il suo nome non figurava, Galli non ha mai negato la paternità delle musiche, pagandone pure dirette conseguenze. «Il divertimento - scrive Massimo Dursi su Il Resto del Carlino del 4 luglio 1956 – si fece rischioso quando scoppiarono i tumulti del ‘98 e spararono i cannoni del tenente generale Bava Beccaris. (...) Fu probabilmente allora che gli fu ‘consigliato’ di ritirare da tutte le edicole d’Italia le copie del Canto dei Lavoratori, divenuto ‘grido di guerra dei socialisti’. Dovette spendere cinquemila lire, rimetterci cioè un mezzo podere».
Secondo alcuni la musica dell’Inno sarebbe quella di una marcetta ideata da Galli per una società sportiva che poi non la fece propria e che lo stesso Turati gli avrebbe chiesto di poter utilizzare. Per altri, la musica avrebbe invece origine addirittura religiose. Lo sostiene il finalese Roberto Grossi che, il 5 dicembre 1904, annota sul suo diario che “fu tolta di peso da un vecchio tantum ergo (particolare inno liturgico, ndr) cantato e suonato in queste chiese di Finale, e che lui più volte avrà diretto quando era qui maestro!”.
A proposito di musiche religiose, in un articolo di un vecchissimo numero di “Voce che grida”, troviamo – a firma P.G ovverosia Piero Gigli – il racconto di un aneddoto (il ritrovamento di un libretto di musiche di Galli, edito dalla tipografia Rubbiani, “Meditazioni sulle parole pronunciate sulla croce. Musica di Galli prof. Amintore in occasione della solennità religiosa che ha luogo nella Chiesa detta della Buona Morte in Finale Emilia, il giorno 5 aprile 1901”) che ci fa rivivere un evento della Finale di inizio XX secolo: «Il libriccino ha provocato in noi un ritorno all’età favolosa dell’infanzia e ci dà l’occasione di rievocare una tradizione che soltanto i vecchi ricordano: la solenne funzione delle tre ore d’agonia che si metteva in scena (è proprio il caso di dirlo) nel giorno del Venerdì Santo e per la quale il Galli aveva scritto la musica delle Meditazioni. Sì, ci siamo rivisti bambini, con i grandi occhi incantati, proprio come a teatro, pigiati fra la folla dei fedeli che stipava la Chiesa della Morte, ad aspettare con il cuore in gola il miracolo della discesa della Croce. Potremmo ancora disegnare, tanto vivo è il ricordo, lo scenario di macigni dall’alto dei quali il simulacro di Gesù in croce discendeva, in virtù di misteriose ed occulte puleggie ingranaggi e cremagliera, fino alla balaustra dell’altare per essere issato sul funereo baldacchino nero-oro e uscire poi nel sole della piazza Garibaldi tra il popolo inginocchiato mentre nel silenzio crepitavano improvvise, secche e disperate le tarantelle. Uno spettacolo, per noi bambini innocenti; ma anche per i grandi di allora la cui fede trasfigurava il cartone dipinto e la musica del maestro Galli. La musica del Galli: bella, brutta, appassionata o banale? Non sappiamo, il babbo, ci sembra di ricordare, la giudicava bella»