Giuseppe Busuoli
Pittore e scultore
Nato a Finale Emilia nel 1894, in una famiglia assai povera,  Giuseppe Busuoli ebbe una vita parecchio travagliata e dovette subire, a  causa di una tubercolosi ossea, l'amputazione della gamba sinistra.
Non  ci sono parole migliori per descrivere la vita e le opere di questo  pittore e scultore così particolare, di quelle del professor Elmo  Diegoli, tratte dal volume "Giuseppe Busuoli artista mistico", edito da  Gastaldi nel 1967: "Ebbe da natura forti talenti, accompagnati da gravi  infermità... Dall'acceso rivoluzionario del primo socialismo, in una  natura ruvida, passò a una fede profonda con la guarigione miracolosa  della trentenne Ida Govoni dal morbo di Pott nel 1921. L'Amministrazione  Comunale e alcuni estimatori gli permisero di frequentare a Milano, dal  settembre 1922 al luglio 1923 la scuola di marmo dell'illustre scultore  Adolfo Wildt. In nove mesi lo strano e rude allievo aveva imparato  quello che altri imparano in altrettanti anni. Giovanni Casoni gli  preparò uno studio ed egli fu ben avviato alla professione di scultore  avendo parecchie ordinazioni; chiedeva l'indispensabile per vivere,  rinunciando a guadagni e riconoscimenti cui avrebbe potuto agognare. Il  carattere difficile, l'incomprensione dei parenti e il fervore religioso  lo avevano portato a ritirarsi nel convento dei Domenicani di Fiesole e  fu una grave sofferenza per lui il venire a sapere che la mutilazione  alla gamba gli avrebbe impedito la permanenza in convento. Passò nel  1926 a Carrara come scuoltore finitore, poi venne a Mirandola, quindi  andò a Bologna, Parma, Lugo di Romagna, lavorando intensamente a varie  opere che gli venivano commissionate. Nel 1930 è di nuovo a Finale dove  esegue la grande statua in pietra di Vicenza, raffigurante la Fede,  posta sul frontone dell'ingresso del cimitero. Opera ancora a Mirandola,  Gavello, Bondeno. Cercò di entrare nel convento dell'Osservanza di  Bologna nel 1934, dove lavorò molto, ma dove non poté restare. Passò a  Villa Verrucchio, quindi a Piacenza nel 1937. Nel nostro Duomo Busuoli  ha atteso alla pittura delle volte dall'agosto 1942 al novembre 1943,  opera colossale se si pensa che si tratta di 500 metri di pittura... Per  il fatto che andava in giro piuttosto trascurato nella persona, dimesso  nel vestire, i paesani stentavano a tenerlo nella dovuta  considerazione, magari meravigliandosi poi di qualche sua opera che  incantava. Ben pochi compresero il suo gran gesto di conversione e il  suo conseguente apostolato religioso; i suoi sentimenti di umana pietà,  come i discorsi spesso troppo elevati per chi lo circondava, lo facevano  ritenere quasi un puro folle. Io stesso che da vivo l'ho sempre molto  apprezzato come artista, l'ho scoperto come pensatore e mistico profondo  solo dopo la sua morte, meditando sul suo diario e le sue lettere.  (...) A chi non ha conosciuto Busuoli un elenco così cospicuo di opere,  delle quali la metà realizzate in quella materia dura e lenta da  lavorare che è il marmo, potrà sembrare inverosimile, ma il nostro  scultore ebbe, nei tre anni 1923-26, un furore addosso incredibile, che  gli faceva cominciare la giornata alle cinque del mattino, lavorando  fino a sera inoltrata".
Morì il 10 marzo 1948.            
