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La Giunta Municipale, nella seduta di martedì 2 settembre, ha approvato il DOCFAP, documento di fattibilità delle alternative progettuali, per il recupero e la rifunzionalizzazione di Palazzo Bortolazzi, uno strumento previsto dal nuovo Codice degli Appalti, finalizzato ad individuare gli obiettivi da perseguire ed i fabbisogni da soddisfare che andranno poi esplicitati nel Documento di indirizzo alla progettazione, parte integrante del capitolato per l’affidamento del servizio di progettazione.
“Abbiamo fatto un altro passo – dice il sindaco di Finale Emilia, Claudio Poletti – che ci consente di accelerare nell’opera di ricostruzione della nostra città. Palazzo Bortolazzi è parte di un isolato che comprende Municipio e Casa Galei, per i quali è già in corso la gara per l’affidamento dei servizi di direzione lavori. Si tratta di edifici che rivestono una notevole importanza dal punto di vista urbanistico e sociale. Il nostro intento è quello di riconsegnare alla vita comunitaria finalese un nuovo e funzionale centro pubblico, oltre che uno dei suoi principali elementi identitari, contribuendo al contempo al recupero e alla rivitalizzazione del centro storico”.
La Giunta ha individuato come opzione progettuale preferibile quella che prevede l’utilizzo di Palazzo Bortolazzi come sede degli uffici comunali ancora oggi decentrati (in particolare Servizio Cultura, Servizio Istruzione e Servizi Sociali) e di realizzare una serie di spazi polifunzionali utilizzabili sia dall’Amministrazione come sale di rappresentanza sia a disposizione della collettività e dell’associazionismo locale, per l’organizzazione di eventi o attività culturali e sociali di vario genere. “L’obiettivo – ha aggiunto Poletti - è quello di concentrare tra Municipio e Palazzo Bortolazzi tutte le attività di servizio pubblico, contribuendo così in modo efficace alla rigenerazione del centro cittadino che tanto ha sofferto dopo il sisma del 2012”.
Palazzo Bortolazzi, la storia
Il palazzo, ora in avanzato stato di degrado, si sviluppa su tre piani fuori terra: piano terra, nobile e sottotetto. L’edificio raggiunge un’altezza massima di colmo 16.64 metri ed un’altezza in gronda di 13.87 metri.
Sul finire del XVI secolo l’area destinata ad ospitarlo risultava ancora adibita ad orti e giardini posti a lato del canale che attraversava Finale. A partire dal secolo successivo si rileva la presenza di corpi edilizi diversi e tra loro isolati che ospitavano presumibilmente varie funzioni. Vista l’attività della famiglia Trombi, sua prima proprietaria, attiva nel commercio di prodotti agricoli, si ipotizza che tali fabbricati fossero in parte adibiti ad uso residenziale ed in parte a depositi.
Nel corso del XVIII si attua l’accorpamento dei vari edifici in un unico complesso e il fronte sul Panaro appare con un profilo a scaletta, vicino ad una rampa che collega direttamente al Bacino della Chiusa.
Il processo di regolarizzazione dei fronti prospettanti il Bacino e il canale segue il tombamento e la deviazione del corso d’acqua al di fuori dell’abitato avvenuto nel 1894. Il cosiddetto “Panaro della Lunga” viene trasformato così nel principale viale alberato del paese, l’attuale via Trento Trieste.
Il Palazzo, nato come residenza della famiglia Trombi, passa poi alla famiglia Bortolazzi che commissiona gli interventi di modifica ed ampliamento datati tra il 1896 e 1905; tra questi l’apertura dei vani bottega al piano terra e la costruzione della loggetta tripartita al piano nobile, modificato ed ampliato (1897). All’angolo Nord-Est sono evidenti le tracce di un porticato già caratterizzante il nucleo più antico e tamponate probabilmente nel XVIII secolo. Al centro del fronte affacciato sull’attuale via Cesare Battisti (già Ponte di Piazza) si trova l’accesso probabilmente più antico dell’edificio che immette all’atrio interno con colonne, collegato allo scalone, probabilmente settecentesco, che si caratterizza per il plafond dipinto raffigurante un’allegoria. Il piano nobile si articola per ambienti passanti, fatto che ha determinato, nel corso delle trasformazioni successive, la realizzazione di un passaggio pensile sulla corte coperta. Di fronte allo sbarco dello scalone nobile si colloca il salone d’onore, anche questo con plafond dipinto a soggetto mitologico-allegorico (Le Arti).
Nei primi del ‘900 l’immobile viene acquisito dal Comune di Finale Emilia che lo adatta a funzioni pubbliche. Negli anni Venti del ‘900 passò al Piccolo Credito Romagnolo che nel 1927 vi stabilì la propria sede procedendo alla copertura della corte interna, più volte modificata con tamponamenti delle aperture esistenti, e trasferendo l’ingresso su Via Trento Trieste.
Negli anni ’30 diviene di proprietà dello Stato e destinato a Casa del Fascio. In questi anni furono eseguiti ulteriori interventi ai fronti con la rimozione dei decori delle fasce dipinte alle pareti.
Nel dopoguerra l’edificio è oggetto di vari rimaneggiamenti e cambi di destinazioni. L’ultima, prima della totale chiusura, è quella di Liceo scientifico “Morando Morandi” (fino al 1982), sede di museo e dell’ufficio di Collocamento.
Negli anni Novanta, tornato di proprietà comunale, Palazzo Bortolazzi è stato oggetto di un progetto di restauro che però non ha avuto alcun seguito.
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Ultimo aggiornamento: 04-09-2025, 14:09