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Sono arrivate in Emilia-Romagna le prime 60.480 dosi di vaccino anti Covid monovalente adattato alla variante XBB.1.5: è la prima consegna, che - come le successive - interessa l’intero territorio regionale, delle quasi 650mila dosi (esattamente 649.920) previste dal ministero della Salute per la nostra regione. Si tratta della nuova formulazione di vaccino Comirnaty (Pfizer) Omicron XBB.1.5 a mRNA approvata da Ema e Aifa e destinata, con concentrazioni diverse, sia agli adulti (dai 12 anni in su) sia ai bambini (dai 6 mesi agli 11 anni).
A partire dal 16 ottobre sarà possibile vaccinarsi attraverso i consueti canali: medici di medicina generale, pediatrie di comunità, farmacie convenzionate che aderiscono alla campagna vaccinale e nelle varie sedi individuate sul territorio in tutte le province (ad esempio Case della Comunità, ospedali, poliambulatori) consultabili sui siti internet delle singole Ausl. 

È stato infatti siglato, e approvato dalla Giunta regionale, un nuovo accordo Regione-Medici di medicina generale per la campagna vaccinale autunnale anti Covid, dopo le intese che hanno assicurato il loro pieno coinvolgimento durante il periodo pandemico. E la vaccinazione sarà preferibilmente somministrata in contemporanea con quella antinfluenzale.
Nel frattempo, vista la scarsa disponibilità di dosi, insufficienti a garantire l’immediata e adeguata copertura di tutte le categorie obiettivo della campagna vaccinale, si potrà iniziare a vaccinare la popolazione più fragile o a rischio: residenti nelle Cra/Rsa e operatori sanitari e socio-sanitari.

La dose di richiamo con i vaccini aggiornati, preferibilmente in co-somministrazione con il vaccino antinfluenzale, sarà offerta prioritariamente alle categorie di cittadini individuate nella circolare ministeriale, tra cui: persone over 60; fragili di età compresa tra i 6 mesi e i 59 anni; ospiti delle strutture per lungodegenti; donne che si trovano in qualsiasi trimestre della gravidanza o nel periodo post partum comprese le donne in allattamento; operatori sanitari e sociosanitari addetti all’assistenza negli ospedali, nel territorio e nelle strutture di lungodegenza; studenti di medicina, delle professioni sanitarie che effettuano tirocini in strutture assistenziali e tutto il personale sanitario e sociosanitario in formazione. Possono naturalmente farne richiesta anche coloro che non rientrano in queste categorie.

Il richiamo con il vaccino aggiornato di Pfizer, di norma, ha una valenza di 12 mesi. È raccomandato a distanza di 6 mesi dall’ultima dose di vaccino anti-Covid ricevuta o dall’ultima infezione (data del test diagnostico positivo), a prescindere dal numero di eventi pregressi (dosi ricevute o diagnosi di infezione). Qualora per valutazioni cliniche o altri motivi si rendesse necessaria la vaccinazione prima dei 6 mesi, ci dovrà essere una distanza di almeno 3 mesi dalla dose di vaccino anti‐Covid più recente. Sempre la circolare ministeriale sottolinea che un’infezione recente da Sars-CoV-2 non rappresenta una controindicazione alla vaccinazione.

Si prevede l'utilizzo di una dose di vaccino aggiornato Pfizer anche per coloro che non sono mai stati vaccinati (ciclo primario). Per i bambini dai 6 mesi ai 4 anni compresi che non hanno completato un ciclo primario di vaccinazione o senza storia di infezione pregressa da Sars‐CoV‐2, sono previste, invece, 3 dosi (di cui la seconda a 3 settimane dalla prima e la terza a 8 settimane dalla seconda). È possibile la co-somministrazione dei nuovi vaccini aggiornati con altri vaccini, compreso quello antinfluenzale, fatte salve eventuali specifiche indicazioni d’uso o valutazioni cliniche.

I medici continueranno ad effettuare la vaccinazione ai propri assistiti ed eventualmente, per motivi organizzativi, anche agli assistiti in carico agli altri medici afferenti alle varie forme associative. Potranno vaccinare pazienti impossibilitati ad essere vaccinati in quanto temporaneamente privi di assistenza primaria, accordandosi con le Aziende Usl per la loro identificazione. In considerazione dell’organizzazione aziendale territoriale provinciale e delle forme associative tra medici di medicina generale esistenti, il medico può scegliere di vaccinare: all’interno del proprio studio, supportato da proprio personale amministrativo e/o infermieristico; in locali della forma associativa di appartenenza (medicina di gruppo, medicine di rete con una struttura idonea), supportato da proprio personale amministrativo e/o infermieristico; in una Casa della Comunità, eventualmente in un ambulatorio di prossimità, istituito in sedi di volta in volta individuate dall’Ausl, per la vaccinazione il più vicino possibile al domicilio di pazienti fragili in base alle priorità della campagna vaccinale; a domicilio per vaccinare gruppi di popolazione fragile (pazienti in assistenza domiciliare programmata o integrata, pazienti non trasportabili); nelle CRA.

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Ultimo aggiornamento: 27-10-2023, 11:24